mercoledì 20 maggio 2015

Matrimonio egualitario o transizione senza operazione?





Ammetto che l'incontro [1] mi ha parecchio colpito, tant'è vero che gli ho dedicato i commenti [2] e [3], e ad essi aggiungo questo post.

Il giurista Gianluca Sgaravato, come ho scritto in [3], ha espresso posizioni pregevoli, ma in due cose importanti sono in disaccordo con lui:
  • per lui il matrimonio è solo tra uomo e donna, e non approverebbe un'"unione civile" che fosse lo specchio del matrimonio, cioè un matrimonio sotto altro nome;
  • per lui la transizione anagrafica di una persona trans* deve essere obbligatoriamente preceduta dalla rettificazione chirurgica.
Mi sono detto allora: "Supponiamo che io possa convincere una persona così a cambiare una di queste due concezioni; quale sceglierei?"

Le organizzazioni LGB preferiscono normalmente puntare sul matrimonio egualitario, io mi allineo con le organizzazioni T, che preferiscono la transizione senza operazione.

La persona che desidera transizionare, secondo la maggior parte dei tribunali italiani, deve sottoporsi ad un intervento chirurgico che la rende sterile; la gravità della lesione è evidente (tantopiù che, anche se la legge italiana consente la crioconservazione di ovociti e spermatozoi, non consente la maternità surrogata, che sarebbe l'unica possibilità di usare codeste cellule germinali per una persona che ha subìto la rettificazione chirurgica del sesso), e la costruzione di un'imitazione dei genitali del sesso opposto è cosa tanto delicata che spesso riesce male.

La conseguenza più comune (nella metà dei casi circa) è la perdita della capacità orgasmica; spesso inoltre si rende il paziente incontinente, e si creano magari delle fistole imbarazzanti e dolorose.

In Italia la situazione è peggiorata dal fatto che ogni chirurgo è autorizzato a compiere operazioni siffatte, senza bisogno di dimostrare di esserne all'altezza, mente nel Regno Unito concentrano tutte le operazioni di rettificazione chirurgica del sesso al Charing Cross Hospital - la sua équipe medica si è perciò specializzata ed ha imparato a minimizzare gli inconvenienti.

E che succede dopo l'operazione, anche se è ben riuscita? Una donna trans, cioè una persona nata maschio ed è voluta diventare femmina, che ha acquisito una  "neovagina", deve infilarle dentro tutte le sere un dilatatore per impedire che essa pian piano si rattrappisca.

Di meglio i medici non riescono ancora a fare; se una persona vuole davvero un corpo dell'altro sesso, mi pare giusto darglielo dopo aver ottenuto il suo consenso informato - ma se ritiene che non ne valga la pena, non mi pare il caso di costringerla a scegliere tra dissimulare la propria identità di genere e subire un'operazione indesiderata.

La mancanza di matrimonio egualitario è per me una forma di discriminazione, che priva ingiustamente la persona della chance di sposarsi (vedi [4]), e quindi procura danno emergente, non solo lucro cessante - va eliminata al più presto.

Ciononostante, la ritengo meno grave, e più facilmente risarcibile, dell'obbligare una persona a subire un'operazione devastante che spesso si conclude peggio del previsto.

Inoltre, è anche strano che molte persone che si adirano (giustamente) per le mutilazioni genitali femminili non muovano un dito per eliminare il requisito dell'intervento chirurgico per la riassegnazione anagrafica del sesso, o per vietare le operazioni non urgenti sui bimbi intersessuati.

Nel 1982 la legge 167 servì a regolarizzare le persone che avevano subìto la riassegnazione chirurgica del sesso; ora si nota che ha fatto emergere un aspetto nefasto dell'archetipo della Grande Madre.

Quest'aspetto lo si nota soprattutto nel culto di Cibele (cfr. "Corpi ad arte. La Drag Queen e l'illusoria consistenza del genere / Donatella Lanzarotta // pp. 34-35), che esigeva sacerdoti eunuchi (ne parla anche Catullo, ad esempio nel suo Carme #63), in quanto si identificavano con il figlio di lei Attis, che si era evirato dopo aver commesso incesto con lei.

Cibele non è solo una dea della fertilità; impone anche un ordine alla natura, e spesso provoca delle trasgressioni per riaffermarlo reprimendole - mi pare il caso di Attis, che non sarebbe riuscito a giacere con la "magna dea, Cybebe, dea domina Dindymi" se ella non lo avesse sedotto.

La legge italiana si comporta come Cibele: solo le persone cis, che rispettano il presunto ordine della natura, possono generare e godere; le persone trans devono rimanere ai margini della società, consacrandosi ad un culto che non giova a nessuno.

Raffaele Yona Ladu

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